La sfida della neutralità tecnologica

1 Apr

La sfida della neutralità tecnologica

“I motori endotermici non scompariranno nel 2035. Sarà l’industria a decidere le tecnologie migliori, l’importante è che siano a zero emissioni”. Parole che hanno fatto rumore, pochi giorni fa, quelle del vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans. Che ha rimescolato le carte sullo sfondo di quel termine indicato come tassativo dal quale puntare solo sull’elettrico e bandire dalla circolazione tutte le nuove auto a benzina e diesel. L’obiettivo, infatti, è raggiungere la piena decarbonizzazione entro il 2050.

E alla fine di febbraio anche il Consiglio Europeo aveva rinviato l’approvazione di quel regolamento. A questo si aggiunge l’apertura di pochi giorni fa delle stesse istituzioni del Vecchio Continente verso gli e-fuels, carburanti meno inquinanti per le emissioni di anidride carbonica. Potrebbe rappresentare un passo in avanti verso la neutralità tecnologica di cui tanto si sta parlando. Di cosa si tratta? E’ l’orientamento sollecitato dalle case automobilistiche e dagli operatori dell’indotto di non puntare esclusivamente su una tecnologia, come l’elettrico, ma intraprendere un approccio flessibile su tutte le fonti a disposizione.

Il punto su idrogeno, biometano, e-fuels
A proposito di fonti disponibili, nei mesi scorsi il gruppo Ambrosetti in collaborazione con Eni ha promosso lo studio strategico “Zero Carbon Technology Roadmap” (disponibile qui) per definire un quadro di riferimento delle tecnologie necessarie con cui raggiungere l’obiettivo europeo di decarbonizzazione. Come emerge dall’analisi, il risultato si potrebbe ottenere anche accostando l’elettrificazione e altri biocombustibili.

La neutralità tecnologica è stata affrontata nei giorni scorsi anche in occasione del Forum Automotive con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Da quel confronto si è capito come idrogeno, biometano, e-fuel (carburante sintetico che miscela idrogeno e anidride carbonica) e altri combustibili meno impattanti possano adattarsi ai motori endotermici consentendo di rinnovare 15 milioni di vetture inquinanti senza dover puntare sull’elettrico.

In questa direzione, l’associazione Unem-Unione Energie per la Mobilità ha presentato uno studio relativo al 2022 sull’uso di quei carburanti in grado di abbattere le emissioni di CO2 (qui lo studio). Si parla di prodotti di riciclo di rifiuti animali o alimentari di scarto da trasformare in biogas o diesel naturali. Il risultato? Si raggiungerebbero comunque standard di emissione compatibili con quelli previsti a partire dal 2025 senza la sola elettrificazione.

Elettrico: pro e contro
Proprio sul fronte dell’elettrico, dal Forum Automotive il ministro Fratin ha annunciato l’installazione di 21mila colonnine di ricarica e rimarcato la semplicità, per tipo di tecnologia, di questo tipo di mezzo che richiede molte meno componenti rispetto a un motore endotermico. E’ una scelta che stanno perseguendo soprattutto le flotte aziendali visti i costi di gestione e manutenzione più bassi, le zero emissioni e i tempi ottimizzati (i veicoli elettrici si utilizzano di giorno e ricaricano di notte). Per questo motivo diverse case automobilistiche stanno investendo, ma è anche vero che al momento i costi di un’auto elettrica sono più alti rispetto a quelle funzionanti con le alimentazioni tradizionali.

Emissioni e polveri sottili: cosa incide di più
Tutto quello che abbiamo appena detto è ciò che si cerca di portare avanti per rispettare le indicazioni europee sulla decarbonizzazione da perseguire entro il 2050. E se il problema non fosse la CO2? Dallo stesso Forum dedicato all’automotive si è ribadito che il Vecchio Continente è responsabile solo dell’8% delle emissioni di anidride carbonica e di cui il 4% da tutti i Paesi dell’Unione Europea (Italia compresa). Da quello stesso incontro è anche emerso un altro elemento: un veicolo elettrico emette CO2 in quantità maggiori rispetto a uno tradizionale se si tiene conto dell’intero ciclo di vita, dalla produzione all’utilizzo e smaltimento finale.

Il disagio reale, quindi, potrebbe invece derivare dalle polveri sottili che nella pianura padana e nel nostro contesto di Brescia trovano purtroppo terreno fertile. Ma su questo fronte è stato sottolineato come l’evoluzione tecnologica nella produzione di veicoli dall’Euro 0 all’Euro 6 abbia compiuto passi da gigante per azzerarle. Per questo motivo e a conti fatti, guardando alla neutralità tecnologica si parla dell’opportunità di incentivare il rinnovo del parco veicoli benzina e diesel verso l’ibrido per favorire la decarbonizzazione.

Manutenzione e autoriparazioni. Le voci dalle officine
Sulla base di quello che si deciderà per l’elettrico e altri carburanti ecosostenibili, gli scenari e le strategie dovranno evolversi anche per le officine e i car service operanti nella riparazione, manutenzione e dei servizi rivolti ai veicoli, come nel caso di Moderna. La dinamica di un veicolo elettrico o ibrido è diversa da quella di un mezzo termico e in più quello elettrificato ha bisogno solo della metà delle componenti.

Ma anche se si perseguisse quella neutralità tecnologica chiesta da più parti, secondo la Confartigianato i meccanici avranno bisogno di acquisire nuove competenze per conoscere gli aspetti di rischio di intervento sui diversi tipi di veicoli. Per quanto riguarda l’elettrico, per esempio, il minore numero di componenti richiede meno operazioni di manutenzione.

Su questo fronte si sono espressi anche l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia) e la Federcarrozzieri. La prima ha sottolineato l’opportunità delle imprese di autoriparazione di investire in innovazione tecnologica, digitalizzazione e formazione a favore dei propri addetti. La Federazione dei carrozzieri si è invece soffermata sulle voci di costo principali: ricambi, manodopera e materiali di consumo. Anche se riparare un veicolo elettrico a seguito di un incidente costa il 46% in più rispetto a quello tradizionale.

Per concludere, in vista di capire cosa succederà sul fronte dell’elettrico e se i carburanti meno inquinanti faranno breccia in vista del 2035, in Moderna stiamo acquisendo competenze e compiendo investimenti per essere all’avanguardia in ogni servizio di assistenza per gli automobilisti.

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